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Per Organised Retail Crime (ORC), si intende il furto su larga scala di beni di consumo quotidiani. Questo tipo di crimine può essere messo in atto da vere e proprie strutture in grado poi di rivolgersi a privati e rivenditori, arrivando a minacciare le dinamiche del mercato e ad ammorbare l’intera filiera produttiva e di rivendita. Si tratta per il mondo del retail di un gravissimo rischio, che influisce in modo sempre più impattante nell’analisi delle perdite, in particolare delle differenze inventariali.

L’ORC può avere implicazioni anche più ampie, fornendo la base di investimento per altre attività criminali, come viene spiegato in un recente studio realizzato dal gruppo di ricerca Crime&tech—spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Transcrime—in collaborazione con il Laboratorio per la Sicurezza: “L’Organised Retail Crime può rappresentare un vero e proprio ‘entry level’ nella catena della criminalità”, spiegano i ricercatori. “Si tratta infatti di un metodo, a basso rischio, per avviare delle vere e proprie ‘start up’ del crimine e quindi ottenere velocemente quella disponibilità economica da investire in altre attività criminali, ad esempio nel traffico di droga. Un punto di partenza, quindi, di una pericolosa escalation criminale.”

Le informazioni raccolte nello studio di Crime&tech, intitolato ‘Organized Retail Crime in Italia’ sono state ottenute tramite un questionario anonimo somministrato a un campione di retailer e fornitori di servizi di sicurezza attivi nel settore retail e GDO. L’85% dei rispondenti ha dichiarato di aver subito in passato episodi di ORC e la medesima percentuale ha intenzione di intervenire con misure specifiche per contrastare il fenomeno. Tuttavia, più della metà degli intervistati ha lamentato una mancanza di risorse dedicate. Le risposte al questionario hanno inoltre fatto emergere una mancanza di consenso sul tipo di contromisure da utilizzare per contrastare il fenomeno.

Immagine – Crime&tech

L’emergenza Covid-19 ha rallentato il fenomeno dell’ORC, ma i partecipanti alla ricerca non credono che questa frenata possa continuare nel post-emergenza, in quanto la grande maggioranza di essi (ben il 74%) pensa che i gruppi criminali saranno in grado di adattarsi alle nuove condizioni e di incrementare per esempio i reati connessi alla crescita del commercio elettronico e alla conseguente maggiore movimentazione dei prodotti.

Gli episodi di ORC si registrano in tutto il territorio nazionale, anche se alcune regioni risultano più interessate di altre. La regione maggiormente colpita è la Lombardia. Seguono Lazio, Piemonte e Campania. Il fenomeno non è comunque limitato solo all’Italia. I rispondenti che fanno parte di aziende multinazionali indicano Francia, Spagna, Germania e paesi dell’Est Europa come altre nazioni fortemente colpite.


Immagine – Crime&tech

Tra i reati commessi più frequentemente ci sono il taccheggio organizzato, le intrusioni notturne, le frodi con mezzi di pagamento, ad esempio tramite carte di pagamento false, rubate o clonate, nonché i furti di merce in transito e le frodi online, che vengono riscontrati soprattutto dai retailer. La fascia di età dei criminali è molto ampia e va dai 26 ai 60 anni, anche se il risultato dello studio tende a escludere la prevalenza di bande giovanili, facendo pensare dunque a bande criminali più esperte.

I ricercatori avvertono che un efficace contrasto all’ORC può essere raggiunto unicamente mettendo in atto una serie di iniziative efficaci e coordinate come il rafforzamento degli attuali strumenti di controllo, l’analisi delle transazioni, la qualifica degli attori coinvolti nella catena logistica, il miglioramento della raccolta e l’analisi di dati affidabili, gli investimenti nella formazione e aggiornamento del personale e la maggiore uniformità delle informazioni a disposizione di aziende di servizi e retailer, raggiungibile grazie al potenziamento dei canali di condivisione delle informazioni, al fine di individuare con più efficacia delle strategie condivise.

“L’Organised Retail Crime è un fenomeno ampio e difficile da investigare e contrastare”, concludono i ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, “soprattutto perché le informazioni disponibili sono spesso frammentarie. Da qui nasce l’esigenza di approfondire la conoscenza dell’ORC in Italia.”

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Immagine di copertina – Crime&tech
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